Compiti a casa: recupero, consolidamento o accentuazione delle differenze?

Pubblicato da Francesco Tonucci il

Sono d’accordo con l’anziano Provveditore californiano che ha invitato gli insegnanti a non dare più compiti per casa e lo sono perché condivido le due motivazioni che porta a giustificazione della richiesta.

  1. I compiti che la scuola difende come strumenti per favorire il recupero, il consolidamento, specialmente per i meno dotati, invece accentuano le differenze fra gli allievi con famiglia capace di appoggiarli e aiutarli e quelli che vivono in condizioni di abbandono, almeno da un punto di vista culturale. Da una parte case con biblioteca, enciclopedie, e genitori preoccupati, che telefonano agli amici specialisti, aiutano i figli a fare compiti spesso strani che la scuola assegna: una ricerca sul castello medioevale, o sugli uccelli notturni… Oppure lunghi brani da ripetere, frasi da inventare, problemi da risolvere. Dall’altra parte case dove non c’è neppure un libro e dove spesso non c’è un tavolo dove appoggiarsi per fare i compiti; genitori che, anche volendo, non potrebbero aiutare i figli perché di queste cose ne sanno meno di loro. Il giorno dopo, quando si torna a scuola, le differenze fra i bambini sono fatalmente aumentate.
  2. I compiti rubano il tempo ai bambini, impediscono loro una esperienza autonoma, di socializzazione e di gioco con i loro coetanei. La scuola dovrebbe essere il luogo della elaborazione culturale a partire dalle esperienze di ciascuno, ma oggi i bambini non vivono esperienze proprie. Il loro pomeriggio è occupato dai compiti, dai corsi privati e dalla televisione. La scuola è così senza materiale per un lavoro significativo. E’ quindi suo interesse mettere i bambini in condizione di poter portare esperienze proprie, di gioco, di esplorazione, di scoperta. Allora la scuola non deve più impegnare gli allievi oltre il suo orario? Al contrario, dovrebbe impegnarli di più, ma in compiti adeguati alle loro possibilità, per i quali possano utilizzare quello che sanno ed eventualmente quello che sanno i genitori, i vicini. In compiti che coincidono con esperienze di gioco, di esplorazione. Impegnarli sulla conoscenza dell’ambiente, sulla osservazione degli animali e delle piante, sulla conoscenza dei personaggi del quartiere, utilizzando gli strumenti più adeguati alle capacità di ciascuno. Lasciare invece ai tempi della scuola, quegli esercizi di recupero o di consolidamento per i quali è importante un ambiente di appoggio e di sostegno.

Francesco Tonucci
Francesco Tonucci

Francesco Tonucci, noto anche con lo pseudonimo di Frato (Fano, 5 luglio 1940), è un pedagogista italiano, ricercatore, ideologo e fumettista, instancabile difensore dei diritti dei bambini e autore di numerosi libri tradotti in diverse lingue sull'infanzia, l'educazione, la formazione dei docenti e le necessità dei bambini. È il creatore del progetto internazionale La Città dei Bambini. Autorevole sostenitore della campagna "Basta compiti!"


Francesco Tonucci

Francesco Tonucci, noto anche con lo pseudonimo di Frato (Fano, 5 luglio 1940), è un pedagogista italiano, ricercatore, ideologo e fumettista, instancabile difensore dei diritti dei bambini e autore di numerosi libri tradotti in diverse lingue sull'infanzia, l'educazione, la formazione dei docenti e le necessità dei bambini. È il creatore del progetto internazionale La Città dei Bambini. Autorevole sostenitore della campagna "Basta compiti!"

1 commento

Paola Leoncini · 4 Dicembre 2020 alle 8:57

Che Tonucci mi trova pienamente d’accordo ma temo che il 98% dei genitori non la pensi come lui, anche perché i compiti fanno tanto comodo.

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