Lettere al direttore

Pubblicato da Redazione Basta Compiti! il

“Sono la mamma di un ragazzo di 16 anni che fa la seconda superiore e avrei molto molto da dire. Premetto subito che mio figlio è studioso e gli piace studiare ma molti professori non capiscono che per un ragazzo non esiste solo lo studio”.

Inizia in questo modo lo sfogo di una signora, mamma di uno studente alle prese con i compiti a casa. Stando alla sua denuncia, che abbiamo raccolto e che richiama il contenuto di proteste sempre più diffuse inscenate da genitori di alunni, primarie o medie non fanno differenza, il carico di compiti da svolgere a casa sarebbe eccessivo, talvolta al limite dell’abuso.

Interrompo qui l’articolo; faccio seguire solo alcuni passaggi dell’accorata lettera, qualcuno dell’articolo, e un pensiero di un Docente universitario specificamente della materia.

“La settimana di mio figlio è questa: dalle 8 alle 14 a scuola. Di corsa si mangia e il più velocemente possibile lui deve andare in bagno ad espletare bisogni fisiologici. Dico di corsa e subito, verso le 14,45 si cominciano i compiti. Se è fortunato finisce alle 19,30-20. Il sabato e la domenica ovviamente, essendoci due giorni, i compiti aumentano. Così si passa il week end a studiare e il lunedì si ricomincia. E questo succedeva anche alle medie.

Io ho sempre parlato con tutti i professori dicendo loro che i compiti sono troppi, mi rispondono che mio figlio deve velocizzarsi.

Ed io lo controllo costantemente, quindi so. Ah, ovviamente anche durante le feste natalizie e pasquali ha da fare compiti. Scusate dell’espressione, mentre vi scrivo è in gabinetto con il libro di storia in mano. Volete sapere il risultato? Mio figlio e molti della sua classe mostrano sintomi di stress, ogni tanto piange come altri in classe.

C’è chi sviene. Mio figlio non sa più cosa vuol dire andare al parco a respirare, a giocare con i suoi amici. In realtà non lo ha mai saputo, visto che si va avanti dalle elementari.

I professori corrono con il programma, se i ragazzi non capiscono qualcosa, non importa, si va avanti. Non è colpa dei nostri ragazzi se le classi sono di 30 alunni, mi dispiace, i professori devono essere in grado di organizzarsi diversamente. Molti di loro dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza: alcuni professori danno da studiare pagine e pagine…

Avremo generazioni di ragazzi a cui passerà la voglia di studiare. Mio figlio voleva laurearsi in ingegneria aeronautica, nel giro di 7-8 mesi ha deciso che farà lo chef. Grazie ai professori. ……”

Abbiamo chiesto di commentare lo sfogo della mamma al professor Paolo Ferri, docente di Teoria e tecnica dei media e Tecnologie per la didattica, presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, nonché dirigente del Laboratorio informatico di Sperimentazione Pedagogica. Autore di recente del libro “I nuovi Bambini”, BUR Editore.

Ferri è firmatario della petizione “Basta compiti” lanciata dall’ex dirigente scolastico Maurizio Parodi.

Caro Direttore, come ben possono osservare i tuoi lettori, non dicevo stupidaggini, come qualcuno forse ha pensato. Il problema esiste e come! E gli esperti ce lo confermano.

Proprio ieri sera, poi, sempre su OrizzonteScuola.it ho trovato due altri interventi, molto significativi, che presento.

La prima è di un docente, il quale, facendo una critica delle modalità di valutare gli allievi, e cioè le risposte ch’essi dànno, alle prove orali e alle scritte, dopo aver prima riportato una bella frase di E. E. Cummings, “Dà sempre una bella risposta chi pone una domanda ancor più bella”, si chiede: “come può riuscire una soggettività (l’insegnante) a valutare “oggettivamente” un’altra soggettività (l’allievo)?”.

Che voglio significare? Niente. Intelligenti, pauca.

La seconda è, indovinate di chi, di papa Francesco, il quale, annunciando, via video, la vincitrice del Global Teacher Prize per il miglior professore 2016, assegnato, a Dubai, dalla fondazione Varkey ha ricordato che “[…] I bambini devono imparare giocando, imparando l’allegria http://www.ilvescovado.it/it/sezioni-25/lettere-al-vescovado-38/i-bambini-devono-imparare-giocando-imparando-l-al-58106

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